A Milano secondo Talks on tomorrow su tecnologia e occupazione. Esperti di innovazione e imprese in un incontro dal titolo: “Quando le macchine sostituiranno l’uomo”

Stanno arrivando. Nessuno mette in dubbio il “se”, al massimo si discute del “quando”. Era un’ipotesi fantascientifica, ora è una realtà che si sta materializzando, questione di mesi o di pochi anni: robot e intelligenze artificiali sostituiranno gli esseri umani in molte mansioni. «Anzi sta già succedendo», avverte Antonio Giarrusso, 29enne amministratore unico di Userbot. Intraprendente ingegnere civile, Giarrusso quando ancora era studente inventò un’app che lo avrebbe aiutato con la matematica. Ma iMatemathics, una volta resa pubblica, è diventata un successo planetario con cinque milioni di utenti in tutto il mondo. «A quel punto» spiega Giarrusso «cominciavamo ad avere il problema di dover rispondere a migliaia di domande ogni giorno. E allora abbiamo ideato Userbot, una intelligenza artificiale che risponde in chat come fosse una persona. Quando non capisce mette il cliente in contatto con un operatore umano. Ma, grazie al machine learning, assiste alla conversazione e impara come risolvere quel problema la volta successiva».

Giarrusso sarà uno dei protagonisti del secondo appuntamento di Talks on tomorrow, gli incontri sull’innovazione organizzati da Repubblica in collaborazione con H-Farm, l’incubatore di startup in provincia di Treviso. Martedì 4 dicembre, nello Spazio Base a Milano, imprenditori, ricercatori ed esperti di trasferimento tecnologico si confronteranno in pubblico sul tema “Quando le macchine sostituiranno l’uomo”. Qui il link dove chi vuole partecipare può registrarsi all’evento.

Il timore è noto: robot e AI al posto di operai, cassiere, operatori di call center… Un risparmio per le aziende, ma un un’impennata per le cifre già ora preoccupanti della disoccupazione. «Questo però non è lo scenario che ci aspettiamo», spiega Donato Iacovone, amministratore delegato di Ernst & Young Italia, partner dell’iniziativa Talks on tomorrow. «Secondo le nostre stime», continua Iacovone, «nei prossimi cinque anni in Italia ci saranno più di 2,5 milioni di nuovi occupati, di cui il 32% per effetto della trasformazione digitale». Il problema è che chi perderà il posto perché sostituito da un algoritmo difficilmente avrà gli strumenti culturali per poter ambire ai nuovi posti creati dalla rivoluzione hi-tech. «Serviranno professionisti con competenze tecnologiche come data analyst, esperti di AI, social marketing, ma crescerà anche la domanda di competenze umanistiche», confermano da Ernst & Young.

«Per evitare rischi di spaccature nella società del futuro è necessario già oggi che scienza, industria e governi dialoghino per mettere a punto un regolamento». È l’auspicio di Emilia Garito, membro della Task force sull’intelligenza artificiale promossa dall’Agenzia per l’Italia digitale. «Queste sono tecnologie esponenziali, capaci di grandi accelerazioni in tempi ristrettissimi. Per questo è necessario agire subito e non farsi trovare impreparati, sia dal punto di vista normativo che da quello culturale», continua Garito. «Il Giappone l’ha fatto, varando il programma Società 5.0. Grandi investimenti sulle AI, purché l’obiettivo finale sia uno solo: migliorare la vita di tutti, nessuno escluso».

Fonte: La Repubblica